Robe da chiodi

Perché penso, come ha detto qualcuno, che la storia dell’arte liberi la testa

Mantegna strepitoso

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La prima immagine di Mantegna che s’incontra arrivando a Parigi sono gli immensi cartelloni pubblicitari della mostra nel metro. Il Cristo dell’Orazione nell’orto, scelto come manifesto, s’arrampica su per i soffitti a volta delle banchine, e conferma subito che Mantegna è uno scapestrato in grado di tener testa al bombardamento pubblicitario e mediatico che lo circonda. È un primo sguardo non casuale: Mantegna ha l’energia, l’occhio elettrico di un contemporaneo, anche se la mostra che lo riguarda è ospitata nel museo dei musei, il Louvre. È un classico intemperante.
Una mostra strepitosa, senza una battuta a vuoto, densa di storie, di idee, di colpi di scena. Esatta nel percorso filologico, ma ugualmente piena di sussulti: ad ogni passaggio lascia intravvedere nuove ipotesi di lavoro (a cura di Dominique Thiebaud e Giovanni Agosti, sino al 5 gennaio. Fate un giro sul bellissimo sito allestito).
A simbolo della mostra è  stata presa l’Orazione dell’orto, predella del polittico di san Zeno, “rubata” da Napoleone e ora conservata a Tours. Uno degli apostoli dorme, sulla pietra, un sonno di pietra. Scxhiantato dal sonno, si potrebbe dire senza tema di mentite. Sdraiato supino, con il mantello che ha perso i colori, si mimetizza come fosse una lucertola, allungata in uno scorcio quasi irridente. C’è un che di sfrontato in questo suo dormire, che non è frutto di spossatezza, ma di una beata incoscienza giovanile.
È un mondo senza ambiguità quello di Mantegna, intagliato con la nettezza di un cristallo. È un mondo ricostruito al netto di sentimenti e della psicologia. La realtà sfreccia, come una scheggia che non lascia il tempo a doppi pensieri. Mantegna tanto è archeologico nell’apparenza, quanto è invece futuribile nella sostanza. È pietroso  e robotico insieme. Tanto è infinitesimale nei dettagli, quanto è centrifugato nell’effetto complessivo. Tanto è cristallizzato nell’istante, quanto è esplosivo per l’energia che trattiene.

Per tutte queste ragioni più che belliniano io  mi sento sinceramente del partito di Mantegna.
(mostra vista sabato 11 ottobre, con la guida cortese ed esperta di Arturo Galansino)
(1. continua)

Written by giuseppefrangi

ottobre 17, 2008 a 1:11 PM

Pubblicato su antichi

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3 Risposte

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  1. un grazie di cuore a Giuseppe che, non si sa come, trova anche il tempo di tenerci sempre aggiornati, con critica intelligenza, su ciò che vale davvero la pena di vedere in questo marasma di eventi che quotidianamente ci vengono ammansiti.

    stefano

    ottobre 20, 2008 at 3:05 PM

  2. il sito è veramente bello, io mi sono fermato al mio livello: il tour per bambini

    Paolo Biondi

    ottobre 20, 2008 at 11:43 PM

  3. […] qui c’è un articolo di presentazione dello stesso Agosti.Ps2: qui, qui e qui ci sono tre spilli di Giuseppe Frangi sulla […]


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